Descrizione
Si dice che la timidezza sia più una disgrazia che un difetto, ma mai che è una meravigliosa disgrazia, una ricchezza indispensabile. Quando è accettata, compresa, e quindi in parte controllata, rivela le sue virtù. Poiché colui che parla poco sa ascoltare, accogliere, possiede qualità di comprensione, di incomparabile empatia.
È proprio perché osserva se stesso con tanta attenzione che il timido sa osservare gli altri; è perché analizza se stesso che li conosce e li capisce, che ne coglie meglio di chiunque altro le ferite segrete, nascoste sotto la parvenza delle convenzioni sociali. Se il timido fosse più audace, non gli sarebbe affatto difficile adattarsi agli altri, indovinare cosa si aspettano. Forse è proprio questa conoscenza che lo inibisce e gli toglie l’audacia. Se la timidezza può rendere fieri di qualcosa è proprio della perspicacia che dona, della capacità di leggere le persone come in un libro.
Philippe Vilain (1969) è autore di vari romanzi, fra cui Falso padre (Gremese, 2009). Nel 2007 ha vinto il prestigioso premio François Mauriac, assegnato ogni anno dall’Académie Française al miglior giovane scrittore.
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