Descrizione
La vita e l’opera di Jean Vigo si sviluppano all’insegna di una tragica folgorazione. Il regista, che Henri Langlois accostava alla figura di Rimbaud, ebbe un’infanzia segnata dalla tragedia familiare (quando aveva 12 anni il padre, l’anarchico Miguel Almereyda, morì in circostanze drammatiche nella prigione di Fresnes) e una giovinezza segnata dalla malattia e dai ricoveri in sanatorio. Fu l’arte a salvarlo, dapprima in forma di fotografia, poi in forma di cinema. E al cinema dedicò tutta la sua breve ma intensa esistenza, prima di morire a 29 anni. In appena cinque anni e con appena quattro film, tra cui un solo lungometraggio, segnerà e indirizzerà per sempre la storia del cinema. L’Atalante è il suo film estremo, il suo film-vita, il suo film-morte, omaggio libero e anticonformista alla vita dei battellieri e agli amori appena nati. Un capolavoro riconosciuto, ma soltanto molti anni dopo la morte del suo autore.
Jean-Max Méjean, scrittore e critico cinematografico, è autore di una ventina di volumi dedicati ai più grandi registi, da Federico Fellini a Woody Allen, da Pedro Almodóvar a Sergej Paradžanov. Scrive articoli per «Jeune Cinéma», collabora a siti vari (tra cui il blog «CinéLivres» dedicato ai libri di cinema) e ha diretto alcune opere collettive sul cinema, tra cui Philosophie et Cinéma («CinémAction» n° 94) e Comment parler de cinéma?.