John Wayne, l’emblema stesso dell’eroe sul grande schermo, è un nome d’arte. Glielo diede Raoul Walsh sul set de Il grande sentiero. Era stato battezzato nel 1907 come Marion Michael Morrison, cui si aggiunse presto il soprannome di “Duke”. Soprannome che lo accompagnò durante tutta la sua lunga carriera di star. La più popolare e imperitura leggenda hollywoodiana che abbia mai attraversato la frontiera, incarnandone lo spirito selvaggio e indomito, calzando i panni del rude e corpulento cowboy, dell’uomo d’ordine, sceriffo o poliziotto, del soldato ligio al dovere, dell’ufficiale rigido, responsabile e paterno. Diretto dai più grandi e temuti cineasti, ha segnato la storia del cinema americano con una serie di titoli memorabili, cui impresse i suoi tratti inconfondibili, le maniere risolute e sgraziate.

Inviso agli intellettuali di sinistra e ai membri dell’Accademy, si guadagnò un solo Oscar per il ruolo dello sceriffo guercio e ubriacone ne Il Grinta di Henry Hathaway. Ha vissuto quasi tutta la sua vita negli studi cinematografici, sulle piste del Far West, combattendo tutte le guerre americane tra Ottocento e Novecento, dalla Guerra d’Indipendenza a quella Civile, dalla Seconda guerra mondiale al Vietnam, sfidando la morte in ogni genere di avventura hollywoodiana, come minatore, navigatore, direttore di circo. Si era identificato col suo personaggio cinematografico fino a compenetrarsi con la bandiera nazionale, lo spirito patriottico, l’immagine solida della famiglia, l’anticomunismo viscerale della “Caccia alle streghe”, le più esasperate istanze conservatrici, la leadership americana in ogni angolo del pianeta, i sani valori tradizionali, le contraddizioni della storia e della cultura statunitensi, dalla questione indiana all’ingrato compito del comando. E nonostante i suoi tre matrimoni, un’insopprimibile vena maschilista lo spingeva a battersi senza posa per “difendersi” dalle donne, il cui amore avvertiva come una minaccia per la sua libertà di pioniere senza età e vincoli.