Descrizione
uesto volume getta uno sguardo retrospettivo e d’insieme sulla straordinaria e prolifica carriera di Claude Chabrol, scomparso nel 2010. All’analisi di ciascuno dei 57 film realizzati per il cinema dall’autore di Stéphane, una moglie infedele e de Il tagliagole, si aggiunge una rassegna della sua
produzione televisiva, in gran parte sconosciuta. Il tipo di approccio “film dopo film” riflette quello adottato da Chabrol che, come i suoi autori letterari più amati (Balzac, Simenon), intendeva edificare col suo cinema un “muro di mattoni”, un “mosaico” in grado di comunicare una “visione del mondo”, di cui questo libro mostra la coerenza e la funzionalità. Naturalmente, il metodo analitico proposto non trascura gli approcci trasversali e gli elementi più ricorrenti che legano tra loro i diversi film, sottolineando qui un particolare “segno” visivo (la tipica inquadratura alla Chabrol), là una preoccupazione d’ordine filosofico. Le numerose immagini presenti, sempre corredate da puntuali e circostanziate didascalie, rendono ancora più evidente tale ricostruzione allo stesso tempo analitica e sintetica. Se la vasta produzione chabroliana presenta al suo interno anche dei titoli apparentemente anomali e opere dichiaratamente “minori”, il libro offre la visione di un puzzle suggestivo e sempre convincente, recuperando e rivalutando anche le ultime opere realizzate dal regista, in buona parte trascurate dalla critica francese.
Al di là dei vari “periodi” che segnano l’opera di Chabrol (periodo Nouvelle Vague, periodo Génovès/Audran, ecc.), è sempre il suo sguardo che il libro restituisce all’attenzione dei lettori, uno sguardo personale e riconoscibile fatto di attenzione e passione per la natura umana, di coinvolgimento e disinvoltura. Una volta ricostituito il mosaico dell’opera chabroliana, emerge il ritratto di un artista che, partendo dall’ingannevole confortevolezza delle ambientazioni e dalla fluidità dello stile, conduce lo spettatore a riconsiderare le sue certezze più acquisite.
Infine, il libro vuol anche dimostrare come Chabrol, tramite i suoi film, arrivi a mettere in discussione sia la capacità del linguaggio cinematografico di catturare la realtà, sia la trasparenza e l’aleatorietà della rappresentazione filmica. Nasce proprio da qui la modernità unica e paradossale del cinema di Claude Chabrol.
Patrick Saffar ha conseguito un dottorato in Studi cinematografici. Conferenziere e critico di cinema, si occupa in particolare dell’estetica hollywoodiana degli anni ’40 e ’50 e del concetto di “classicismo” nella storia della settima arte. Collabora con diverse riviste, francesi e non, come «Jeune Cinéma» e «Positif», e partecipa attivamente a molti eventi dedicati al cinema in tutto il mondo, tra cui il Festival di Cannes.